In un contesto in cui la sicurezza dovrebbe essere una priorità, si solleva una grave denuncia da parte di un’agente di polizia locale. La sua voce risuona in un lasso di tempo in cui, secondo la sua testimonianza, gli inquirenti e la magistratura non stanno adottando alcun provvedimento preventivo nei confronti di una persona pluridenunciata. Questo clima di indifferenza è aggravato dalla mancanza di supporto da parte del datore di lavoro, che dovrebbe garantire tutela e protezione a chi si dedica con impegno al proprio lavoro. L’agente lamenta di essere stata esclusa dal servizio esterno, senza alcuna convocazione o chiarimento da parte dei superiori, compresi il comandante, il sindaco e l’assessore competente. Il silenzio dell’amministrazione è assordante, nonostante gli attentati subiti. La mancanza di assistenza e solidarietà ha costretto questa donna, che si batte per la sicurezza della comunità, a vivere in un clima di paura e isolamento. La poliziotta esprime la sua frustrazione: “Questo è ciò che deve subire un tutore della legge nell’esercizio delle sue funzioni in una città dove il sindaco è portavoce della legalità e della sicurezza?”. La sua richiesta è chiara: è urgente fare luce su questa situazione e attivare tutti gli strumenti necessari per garantire la sicurezza degli agenti e punire gli autori degli atti violenti. In un periodo segnato da notizie su violenze alle donne e atti persecutori, la denuncia di questa agente assume un significato ancora più profondo. La sua esperienza evidenzia una realtà inaccettabile: una donna in divisa costretta a vivere nel terrore delle minacce e dell’abbandono. “Tutti sanno e tutti tacciono”, conclude, lanciando un appello alla comunità e alle istituzioni affinché non si rimanga impassibili di fronte a una situazione così grave.