i cittadini chiedono l’attuazione dei piani approvati per ridurre i tempi.
Correva l’anno 2019: l’allora Governo, Ministro Giulia Grillo, d’intesa con le Regioni, approvava il Piano Nazionale per il Governo delle Liste di Attesa (PNGLA), stanziando ben 350 milioni di euro per il triennio 2019-2021 con l’obiettivo di ridurre le liste d’attesa e garantire più efficienza, trasparenza e semplicità d’accesso ai servizi sanitari.
Dare a tutti i cittadini, indipendentemente dalle loro condizioni socioeconomiche, la possibilità di accedere alle cure e agli accertamenti sanitari di cui hanno bisogno in tempi certi e rapidi è una misura di giustizia sociale. Eppure, a distanza di oltre tre anni dall’approvazione del Piano e del conseguente aggiornamento dei Piani Regionali, sono continue le segnalazioni di tempi che si allungano inaccettabilmente per l’espletamento di una prestazione, che si tratti di una visita specialistica o di una indagine diagnostica, sino a ledere il diritto di cura dei cittadini pugliesi e foggiani.
Gli ultimi dati forniti dalla stessa Regione Puglia nell’ambito del monitoraggio dei tempi di attesa confermano drammaticamente ciò: basti pensare che, nel territorio dell’ASL di Foggia, negli ultimi sei mesi del 2021, su un totale di 52.242 prestazioni di Primo Accesso erogate, soltanto 28.581, ossia il 54,7% del totale, rispettavano i tempi massimi previsti in base alla classe di priorità indicata. Eppure, si tratta di una percentuale ben più alta della media pugliese: il dato dell’intera Regione indica, infatti, che appena un terzo delle prestazioni (precisamente il 34,5% pari a 276.188 prestazioni su un totale di 801.258) sono state erogate nei tempi previsti. Il Consiglio federale di Europa Verde, non può più accettare il silenzio della politica regionale su questo tema, che tocca da vicino tutti i cittadini pugliesi, in particolare le fasce più fragili e bisognose d’assistenza della popolazione.
Tra l’altro questa lentezza nelle prenotazioni e le varie disfunzioni organizzative, portano ad una pesante mobilità passiva, per la quale la Regione Puglia sborsa mediamente 300 milioni (60 milioni solo per la provincia di Foggia) quale rimborso alle altre Regioni per i cittadini che ricorrono ai ricoveri e alle cure fuori Regione.
Chiediamo pertanto quali iniziative siano state intraprese per ripristinare il rispetto del diritto alla salute, ricordando che il Piano Nazionale succitato prevedeva, tra gli altri interventi, anche la possibilità di sospendere l’attività privata intramuraria in quelle strutture in cui l’attività pubblica subisce dei rallentamenti ingiustificabili. La cronica carenza di personale sanitario, frutto di anni di errata programmazione, ed il costante rimpallo di responsabilità e competenze tra Stato, Regioni ed enti locali, non possono essere ancora usati per giustificare le inefficienze di un servizio essenziale, poiché a farne le spese sono incolpevoli cittadini.
Federazione Europa Verde – Puglia