È possibile rimodulare il ruolo del Consiglio Comunale per generare un coinvolgimento stra-ordinario dei cittadini?
Giochiamo a carte scoperte.
In primis, fatte le dovute eccezioni, si percepisce da anni un vuoto in termini di coscienza del proprio ruolo.
Inoltre, c’è una sorta di “silenzio radio” che si attiva nel momento in cui terminano le elezioni: il consigliere parla a nome e per conto di se stesso mentre i cittadini sono ridotti a pubblico che fischia e applaude in base ai momenti.
Questo silenzio radio va interrotto attraverso strumenti di partecipazione reale, fatto che presuppone il coraggio del potere di farsi totale strumento.
Io porterei all’estremo questo concetto, poiché ritengo che anche un bambino, con i suoi diretti e doveri, con il suo punto di vista, debba poter condizionare le scelte di un’Amministrazione.
Una città sostanzialmente “poliamministrata”, dove la responsabilità della creazione di valore debba essere percepita da chiunque.
Gli strumenti per farlo sono infiniti.
In ogni caso la difficoltà e lo spettro del fallimento non rappresentano un problema.
Nell’innovazione sociale è del tutto irrilevante che si approdi a strade diverse da quelle previste, perché è lo stesso processo di relazione tra le persone l’obiettivo principale.
All’interno di una regolamentazione generale della #cittadinanzaattiva, in cui inserire un progetto di #volontariatocivico, bisognerebbe attivare le #Assemblee di quartiere con poteri di coodeterminazione degli atti generali del Consiglio comunale, nei limiti del possibile. Due Consigli Comunali, uno dei bambini, ed uno dei giovani 16/18.
Riformulare lo strumento del #referendumconsultivo comunale, attivando un meccanismo continuo e regolare della consultazione. In altri termini, renderlo uno strumento di partecipazione ordinario e non straordinario.
In tutto questo, andrebbe reinterpretato il ruolo delle consulte.
L’errore che si commette è pensare che le consulte debbano avere il potere di indirizzare l’Amministrazione su qualsiasi argomento, diventando di fatto una piccola forma di potere sovrapposto alla comunità.
Le consulte dovrebbero poter intervenire solo e soltanto su temi e argomenti relativi al proprio ambito.
Tutto questo porterebbe alla realizzazione di cose che non puoi prevedere, la città intera navigherebbe nel mare dell’utopia che si fa realtà. Cambierebbe senza esserne perfino consapevole.
Tutto muove da un principio basilare: la relazione è città, più ci si allontana dalla relazione più la città si disumanizza.
Chiaramente, lo diciamo sottovoce, questo sottrae potere a chi oggi decide per tutti, a prescindere da tutti.
La partecipazione reale, e non sacrificata sull’altare della rete digitale, è l’unica via per attuare una rivoluzione su piccola scala.
Comunicato Stampa Nazario Tricarico