Alcune riflessioni sul mito della pantera che sta facendo palpitare, da oltre un anno, il cuore di pugliesi, molisani, campani e lucani.
Quando andavo alle elementari, e più precisamente frequentavo la quinta elementare, e quindi tra il 2005 e il 2006, iniziò a circolare incessantemente la notizia che una pantera stava vagando nei pressi delle campagne tra Lucera e San Severo, spingendosi fino alle zone in prossimità del “Forno di San Rocco”. Io ero scioccato, a tratti anche inquietato, perché i miei nonni abitavano proprio in quel quartiere, da me molto frequentato. Un giorno, il mio compagno di banco di allora, tal Maicol, mi disse (traduco dal dialetto): “Mio padre ha visto una pantera gironzolare nelle sue chiuse”. Le chiuse non sono altro che gli uliveti. Oh cavoli! Allora la pantera esiste! Morale della favola? Dopo qualche settimana la psicosi della pantera è sparita e il Forno di San Rocco ha continuato ad essere frequentato solo per comprare una delle pizze al taglio migliori di San Severo. Fortunatamente all’epoca internet non era ancora alla mercé di tutti. Dopo qualche anno, quando io facevo le medie, il mito della pantera riemerse. Stavolta venne aggiunto un piccolo particolare: la pantera sarebbe scappata dalla villa di un fantomatico boss residente nella periferia di San Severo, stile Gomorra insomma. All’alba del 2020, ormai “emigrato” nella mia amata Perugia, ebbi contezza, grazie ai social, del prepotente ritorno della pantera dopo circa 15 anni. Ed ovviamente, a fare sfondo a questa vicenda grottesca non può che esserci San Severo e la sua gente. Ci sono tutte le caratteristiche degne dei più grandi misteri italiani: – Servizi trash di Barbara D’Urso;- Avvistamenti non confermati da nessuna fonte ufficiale;- Testimonianze di gente che ha udito fantomatici ruggiti; – Video e foto fake: celebre fu il fotomontaggio, fatto con Paint, che ritraeva la pantera tra le strade di via Fortore circondata da gente (immagine palesemente ritraente momenti della nostra amata festa patronale); – Smentite (“Non si trattava di una pantera, ma di un grosso gatto nero!”); – Colpi di scena (“Le pantere sono due!”) – Impronte di felini, carcasse di animali assaliti, fugaci notizie circa presunti esami del DNA sulle tracce; – E ovviamente MEME, TANTI MEME, compreso quello che ritrae il nostro amato gattone con indosso una mascherina.
La pantera ha varcato velocemente i confini del Tavoliere, venendo avvistata un giorno in Salento, il giorno dopo nella Valle Caudina, il giorno dopo ancora in Molise, poi in Basilicata; qualche audace si è spinto fino a confermare il suo passaggio anche nelle Marche. Insomma, a quel punto le ipotesi non potevano che essere tre, tutte ugualmente inquietanti: 1) La pantera gode del dono dell’ubiquità; 2) La pantera è velocissima; 3) Esiste più di una pantera. L’opinione pubblica appare tutta concorde: la pantera esiste, e si sarebbe salvata dalla mano degli umani per via del lockdown. La pantera scomparve per qualche mese; non me ne intendo di biologia animale, ma ipotizzo che possa essere andata in letargo o abbia rallentato la sua attività durante l’estate. A cavallo tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021, la nostra pelosa amica torna alla ribalta, e la nostra gente prova una sensazione agrodolce, come quando rivedi il tuo primo amore: sai che può farti male, ma non riesci ad odiarlo. Qualche settimane fa ricevo su Whatsapp la foto di un articolo del Corriere di Foggia, datato 1952, intitolato “Sarebbe una pantera la belva che terrorizza Sansevero”. Che sia la nonna dell’attuale pantera? O che si tratti, forse, di una pantera highlander? La matassa si aggroviglia ancor di più… Che la pantera sia un mito tenuto vivo dalla nostra mente, come una sorta di palliativo, per distogliere il pensiero dalle conseguenze tragiche della pandemia? Che sia una semplice “fake news”, una sorta di isteria collettiva o “effetto Mandela” destinato a trasformarsi in leggenda tipo il mostro di Lochness o Bigfoot? Che esista davvero ma sia così agile, camaleontica e furba da non farsi catturare dagli umani?
Una cosa è certa: la pantera è sanseverese, e guai a chi sostiene il contrario.
P. S. Ma cos’è una pantera? Ed è per forza nera?
Da Wikipedia:
“Il leopardo, Panthera pardus (Linnaeus, 1758) è una specie di felide della sottofamiglia dei panterini. In passato era noto anche con il nome di pardo o, soprattutto per quanto riguarda la popolazione asiatica, pantera. Questo felino presenta un manto fulvo costellato da rosette, simili a quelle del giaguaro, ma più piccole e con una distribuzione più fitta. Esiste anche una forma melanica, conosciuta col nome di pantera nera. Eccellente arrampicatore e saltatore, il leopardo ha la particolarità di issare le sue prede alla biforcatura di un albero per metterle fuori dalla portata di altri predatori.”
Dalla Treccani:
“pantera
/pan’tɛra/ s. f. [dal lat. panthera, gr. pánthēr -ēros]. – 1. (zool.) [mammifero carnivoro felide (Panthera grolus)] ≈ leopardo, Ⓖ (lett.) pardo.”