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L’EDUCAZIONE NON E’IL VIRUS

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La domanda che ci assale da qualche mese è: perché in un momento di emergenza sanitaria, dobbiamo assistere in contemporanea, anche ad un’emergenza educativa, su di un territorio già martoriato dalla criminalità?
Siamo le responsabili di due strutture educative site nel comune di San Severo. Dopo il lockdown, abbiamo riaperto le porte, nonostante venivamo da una grave crisi economica, dovuta ai mesi di chiusura e alle tasse da pagare, poiché siamo imprese; abbiamo acquistato tutti i dispositivi, messo in sicurezza ogni angolo delle nostre strutture, pur di ripartire. Siamo stati i primi ad entrare in contatto con le famiglie, a sperimentare nuove strategie di gioco, ad ascoltare le esigenze dei più piccoli e dei loro genitori, reduci di una chiusura tra le mura domestiche. Dopo il centro estivo, abbiamo continuato il nostro lavoro, diminuendo l’utenza, così da aumentare gli spazi; abbiamo avuto la situazione sotto controllo, riuscendo a non creare condizioni di pericolo per i minori e per le famiglie. Senza preavviso e senza la minima possibilità di poter parlare, il 24 novembre, alle 20.00 di sera giunge l’ordinanza di chiusura delle strutture educative; dopo circa una settimana, giunge una seconda ordinanza, questa volta alle 19.00. Premettiamo, non vogliamo fare polemiche inutili, ma perché l’Amministrazione Comunale ha ritenuto utile fare una videoconferenza con i dirigenti scolastici di scuole pubbliche e paritarie, e non rendere partecipi anche i responsabili delle strutture private, dato che la chiusura riguardava anche noi? Chi ci sosterrà economicamente in questo periodo? Si è pensato ad un piano economico per le nostre chiusure, dato che a livello nazionale si continua a lavorare qualunque sia il colore della regione di appartenenza?
Serve davvero chiudere le scuole e i centri educativi? La curva dei contagi si è calata? Perché i bambini sono gli unici “untori”? Perché sacrificare solo loro, visto che in città si continua a vivere la vita di sempre?
Nelle nostre strutture, sono presenti anche bambini con bisogni educativi speciali, che hanno la necessità di essere seguiti nello svolgimento dei compiti poiché non hanno i mezzi adeguati in casa; in alcuni casi giocare e socializzare, sono elementi indispensabili per favorire l’interazione sociale.
La Convenzione Onu sui Diritti dell’Infanzia all’art. 3, sancisce che ogni legge, provvedimento, iniziativa pubblica o privata e in ogni situazione problematica, l’interesse del bambino, deve avere la priorità.
La priorità della nostra realtà territoriale, qual è?
Fare lunghe file alla posta mettendo la mascherina sotto il naso? Parlare su Viale Matteotti seduti sulla panchina senza utilizzare la mascherina? Uscire di sera a ridacchiare con gli amici? Portare i bambini a lavoro perché le famiglie non sanno come fare, oppure dai nonni, che nella maggior parte dei casi, presentano già patologie?
Il nostro è un paese in cui la dispersione scolastica è ancora molto alta. Chi è il garante dei diritti dei bambini più fragili?
Mandela diceva che l’educazione è il grande motore dello sviluppo personale. Non ciò che ci viene dato, ma la capacità di valorizzare al meglio ciò che abbiamo è ciò che ci distingue una persona dall’altra.
In questo periodo di grande confusione, occorrono risposte certe, tempi chiari, procedure lineari. Occorreva prevenire, ma forse sei mesi non sono bastati?
Minò Isabella (Il Mondo di Isilda)
Veronica Pallotta (Il Grillo Parlante)

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