Il crimine ambientale «si alimenta costantemente grazie all’azione famelica di imprenditori spregiudicati, amministratori pubblici privi di scrupoli e soggetti politici in cerca di consenso…
Lo scrive la “Direzione investigativa antimafia” nel lungo capitolo su “Mafia & rifiuti” della sua ultima relazione riferita al 2019. «Il crimine ambientale – si legge – è un fenomeno in preoccupante estensione» proprio «perché coinvolge, trasversalmente, interessi diversificati». Le sue conseguenze «interferiscono sull’ambiente e sull’integrità fisica e psichica delle persone, ledendone la qualità della vita, con conseguenti rilevanti costi sociali». Insomma, «la partita in gioco è molto seria» e «riguarda il futuro delle prossime generazioni»…
..nel traffico illegale dei rifiuti «s’intreccino condotte illecite di tutti i soggetti che intervengono nel ciclo, dalla raccolta allo smaltimento. Non solo elementi criminali, ma anche imprenditori e amministratori pubblici privi di scrupoli».
Anzi, giusto «al centro dei traffici» si individuano «aziende che, pur non riconducibili a specifiche consorterie, operano con condotte dolose finalizzate a incrementare i profitti attraverso il fraudolento contenimento dei costi di smaltimento»… Ci pensano a volte anche «imprenditori titolari di impianti autorizzati» a smaltire abusivamente rifiuti «in capannoni dismessi …e darli poi alle fiamme. Rendendoli «bombe ecologiche, i cui futuri costi di smaltimento ricadranno interamente sulla collettività», sottolinea la Dia. Soprattutto al Sud, infine, «gli incendi di rifiuti non di rado sono appiccati per agevolare e mantenere la situazione di emergenza che “obbliga” le pubbliche amministrazioni ad intervenire con affidamenti diretti (senza gare d’appalto) o prorogare contratti in scadenza».
(articolo comparso sull’Avvenire.it del 20.1.20)