«Ci apprestiamo a celebrare la festa del lavoro, il “Primo Maggio”, in una situazione così problematica qual è quella rappresentata dal Covid-19, che non solo ha falcidiato vite umane con l’aggressività del contagio, ma che si prepara a falcidiare tante altre vite individuali e familiari a causa della condizione già precaria del lavoro di tante persone del nostro Sud e della nostra Capitanata.
La mancanza di lavoro non solo priva le persone del sostentamento necessario per far fronte ai bisogni ma toglie la dignità all’essere umano. Il lavoro, infatti, appartiene ad una dimensione costituiva della persona e sia la Sacra Scrittura che la tradizione della Chiesa c’insegnano che rappresenta la cooperazione dell’uomo con Dio, l’esplicitazione di una vocazione, quella di cui ci parla il libro della Genesi, nel contesto della Creazione dove leggiamo: “Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse”.
“Coltivare e custodire”, questi sono i verbi che qualificano il lavoro dell’uomo e qualificano la sua stessa dignità. Quando l’uomo e il lavoro dell’uomo vengono sottoposti ad altre logiche che non rispettano queste finalità (come quella meramente economica, ad esempio), bisogna essere capaci di denunciare e di lottare perché si faccia strada il principio della verità sull’uomo e sul lavoro. Per questo principio, sancito dal “primo” articolo della Costituzione della Repubblica Italiana, una innumerevole schiera di persone, semplici braccianti, operai, sindacalisti e politici, hanno lottato e pagato di persona rendendo illustre questa nostra terra di Capitanata con il loro impegno. Con forza bisogna ricordare ai cristiani che è incompatibile la professione della fede cattolica per coloro che non rispettano il lavoro e i lavoratori: tutti i lavoratori! Ce lo ricordano: l’esemplare comportamento di san Giuseppe
artigiano, le parole energiche di san Giovanni Paolo II nell’enciclica “Laborem Exercens” e ce lo ricorda papa Francesco nell’enciclica “Laudato sii”.
Ci auguriamo che la festa del “Primo Maggio” rappresenti uno sprone a prendere sul serio la condizione del lavoro di tutti coloro che con la loro forza, laboriosità e generosità “coltivano e custodiscono” questa nostra bella terra, benedetta da Dio».
San Severo lì, 1 maggio 2020
san Giuseppe artigiano
Direttore Ufficio Comunicazioni Sociali/Addetto Stampa della Diocesi
dott. Beniamino PASCALE