«Carissimi,
penso che quest’espressione sia una di quelle più conosciute del Vangelo, magari non capita sempre, ma conosciuta sì, perché presente in tante iscrizioni nelle nostre chiese e non solo.
“E il Verbo s’è fatto carne” c’insegna ad avere rispetto della storia. La storia del nostro tempo, della nostra vita e di coloro che compiono con noi questo cammino; e il Signore Iddio che “si fa carne” nella nostra storia ci insegna a rispettarla, come lui l’ha rispettata. Il Signore per rivelarsi ha scelto la storia: non una storia nobile o elitaria, ma una storia semplice, quasi banale. Una storia dove i prepotenti come Erode compivano soprusi nei confronti della povera gente, dove la violenza era la conseguenza di una povertà e di una ignoranza diffuse ad ampio spettro nella società, dove i poveri non avevano chi li ascoltasse o difendesse. Dio s’è preso cura di quella storia. Non ha scelto di proteggersi trincerandosi dietro alla potente struttura religiosa del Tempio: anzi, ha dovuto anche lottare e pagare di persona per aver affermato che le persone valgono più delle leggi! Ha scelto la storia, ma ha scelto anche di chiamare con il proprio nome le cose che occupano spazio nella storia. Ha preso posizione nei confronti di coloro che sanno solo vedere il male presente negli altri e non sanno riconoscerlo in loro stessi e ha saputo leggere nel cuore delle persone prima che nelle loro scelte. Ha saputo dire che il Regno di Dio si trova qui, in mezzo a noi, e che solo occhi puri sanno riconoscerlo e vederlo.
Il Natale che arriva ci aiuterà ad amare di più la nostra storia? A farci cercatori del bene che il Signore continua a seminare ma che i nostri occhi impigriti non sanno più vedere? A farci diventare coraggiosi nel denunciare il male e instancabili nel costruire con perseveranza il bene?
Il mistero del Natale c’insegna che la storia di Dio con gli uomini si stava realizzando proprio lì dove nessuno guardava: una mangiatoia a Betlemme. Non al Tempio, non nei palazzi dei Re, non nell’ambito dell’orgia del potere romano.
Cosa augurarvi, sorelle e fratelli nella fede, in questo giorno di Natale se non di fare un’esperienza “bella” del dono della vita che il Signore ci ha regalato? Cosa augurarvi, se non di rendervi artigiani di bene per aiutare ogni persona a fare la stessa esperienza?
Auguri davvero sentiti di Buon Natale e di un sereno anno nuovo!»
San Severo lì, 23 dicembre 2019
santa Vittoria
Direttore Ufficio Comunicazioni Sociali/Addetto Stampa della Diocesi
dott. Beniamino PASCALE