Egregio Signor Sindaco,
le righe che si approssima a leggere, nascono dalla lunga ed estenuante attesa di conoscere il nome di chi mi avrebbe rappresentata nel prossimo quinquennio. Giunta alla piena consapevolezza, posso farle le mie congratulazioni per essere riuscito a vincere la dura sfida contro i suoi avversari politici, che non sono stati da meno, in quanto anch’essi dotati di tutti i requisiti per aspirare a sì grande ruolo. Non creda che le mie felicitazioni siano conseguenza di un mio contributo nella cabina elettorale. Potrei essere una dei vostri ma… potrei essere una dei tanti che si troveranno da oggi in poi a subire, per l’ennesima volta, la sua presenza. Sono una semplice ed insignificante cittadina che si trova a darle una seconda occasione, come una moglie al marito fedigrafo, sperando che riesca in qualche modo a riconquistarla. Per carità, non mi fraintenda, nessuna critica, nessun appunto o disappunto, tantomeno insinuo che lei mi abbia tradita come SINDACO, anche se qualche volta ne ho avuto il sospetto, ma se dovrà continuare ad essere “IL MIO PRIMO CITTADINO” deve esserle chiaro che più di prima mi aspetto che lei non mi deluda e che mi “RICONQUISTI”.
Da oggi riprenderà posto su quella poltrona tanto ambita che continuerà a darle notorietà, rispettabilità e non dimentichi delle enormi “RESPONSABILITÀ”.
Grazie alla scelta di una fazione di sanseveresi, lei potrà continuare a godere di privilegi ed usufruire di mezzi, che se questa volta avrà il buonsenso di farne buon uso, saranno una manna dal cielo per tutta San Severo.
Tutto questo grazie ad un semplice voto, che non è un regalo, un favore, uno scambio ma è un “PRESTITO”.
Sì, un prestito a cui si deve restituire e talvolta con gli interessi.
Molti cittadini le hanno prestato qualcosa di intimo e profondo: la “FIDUCIA”.
Altri, invece, costretti a riporgliela a giochi fatti. Tutti insieme a ridarle la “POSSIBILITÀ” e l’“OPPORTUNITÀ” di scegliere se, quando e come fare la cosa giusta.
Tutti si auspicano che lei, con il suo secondo mandato, farà il meglio per salvare questa città.
Quel prestito, come vede, ha un tasso d’interesse molto alto perché molto alte sono le aspettative: SALVARE UN TERRITORIO CON TUTTO IL SUO POPOLO.
Ci vorrebbe un miracolo!
Non pretendo che lei lo faccia. Molti converranno che un sol uomo non può farlo, ma se lavorerà sodo, con onestà e si circonderà di persone che hanno il sol ed unico intento di iniziare e portare avanti il grande disegno di dare una svolta a questo paese, non mancheranno risultati e soddisfazioni.
Potrà rispondere alle mie speranzose parole con il suo vecchio operato, di cui so bene cosa ha portato e comportato, e soprattutto con il suo nuovo programma, ma le rivendico, in questo caso, che esso può sempre incontrare difficoltà ed imprevisti. Un programma, seppur studiato, può sempre correre il rischio di lasciare indietro qualcuno o qualcosa.
Spero che lei possa sempre trovare nuove soluzioni “FUORI PROGRAMMA “.
Nelle mie vene non scorre una sol goccia di sangue sanseverese. Ho conosciuto questa città con tanta diffidenza e sofferenza. Talvolta l’ho odiata. E come ogni rapporto di conoscenza, si può correre il rischio di amarsi, ed io mi sono arresa a questo amore. Non posso fare più a meno di San Severo. Oramai è l’aria che respiro, è ciò che ascolto, è ciò che percepisco, è ciò che m’ispira, è ciò che mi riempie di emozione, è ciò che mi nutre, è ciò che mi dà vita. Pretendo, in funzione di questa simbiosi, che ho raggiunto con questa terra che mi ha accolto e raccolto, che anche voi, prima di rimettervi seduto su quella poltrona, reimpariate ad amare questa città. La quotidianità e l’abitudine possono annebbiare o accecare uno sguardo che una volta era innamorato. Amandola ne gusterete tutta la sua bellezza, ma ne percepirete tutte le sue ferite e i suoi dolori, perché molte sono le spade che l’hanno trafitta. È come una donna bellissima che si può rimirare, ma solo l’amore può darle ciò che ha bisogno . In questi anni mi è parso che lei sia divenuto sordo al suo grido. Molti l’hanno spogliata e derubata. Abbandonata a se stessa. Lasciata decadere fino all’ultima pietra. Considerata pattume di un’intera regione. Divenuta una fossa comune, dove abbandonare, circoscrivere reietti umani, gli ultimi, e poi definirli i “MALAMENTE”, senza comprendere, che talvolta, la loro vita non è una scelta ma è una necessità. Fatta diventare un “FARWEST” per far scappare la gente “PERBENE”, che prima di andar via, patisce la sofferenza di non veder crescere una città, dove in un passato, forse non tanto lontano, alcune famiglie storiche, l’hanno resa ricca e fiorente. Patendo di essere i motori e non riuscire a far partire un’intera comunità. Una città tradita nella sua cultura e tradizione, perché seppur si deve essere al passo con il resto del mondo, non si può perdere e cancellare un’identità popolare, con tutta la sua memoria storica. Inquinata di veleni ma anche di aria di disprezzo, tanto da metterla in ginocchio. Colpita da una crisi economica, talvolta voluta di proposito, perché la povertà rende schiavi di poteri, che giocano per arricchirsi. Picchiata e bruciata da chi si diverte a distruggerla, per noia e divertimento. Rabuffata e trascurata, come la chioma di una bella donna che non può andar dal parrucchiere. Sporca, come un uomo tornato dal lavoro e che non ha una tinozza d’acqua per lavarsi. Maleodorante, perché oramai nemmeno i tigli profumati riescono più a cancellare il puzzo del marcio che c’è in giro. Svergognata davanti a tutta l’Italia, in programmi televisivi d’informazione e in tutte le testate giornalistiche, perché San Severo sta diventando la città della cronaca nera. Divorata da iene, faine ed uccelli rapaci che continuano ad infierire su una città oramai giunta all’osso. Vilipendio su una città morente, dove nemmeno i suoi morti possono riposare in pace, ricevere visite suffraganti dei loro cari, perché il cimitero è in abbandono. Colpita da una guerra silente che pian piano sta mietendo vittime tra la gioventù locale, rendendola schiava dei demoni della droga, dell’alcool e di ogni sorta di dipendenza. Avvilita, sta invecchiando senz’avere la giusta assistenza. Malata, senza avere qualcuno che la curi. Che dire…San Severo, un diamante che ha perso la lucentezza. Indipendentemente da chi sia stato il mandante e di chi siano stati i sicari, indipendentemente dal fatto che alcuni sanseveresi ne siano i complici, questo paese è stato imbavagliato ed ucciso. Per questo, Signor Sindaco, augurandole di riprendere il suo lavoro con grande e vero impegno, per i prossimi giorni e per i prossimi anni, le chiedo, forse a nome di tutti, di fare il possibile per non sferrarci l’ultimo colpo di grazia. Le chiedo, piuttosto, di armarsi di giustizia, fortezza e temperanza. Sferri colpi di onestà e carità. E se proprio vuol farmi un favore, prettamente personale, conservi questa mia lettera. Quando si troverà in difficoltà, colto da indecisione o semplicemente si accorgerà di aver perso la via, rileggendola si ricorderà del famoso “PRESTITO”. Eviterà, per tempo, di farlo diventare un “DEBITO”, “UN GROSSO DEBITO”. In molti saranno a chiederle di estinguerlo!!! Personalmente non verrò a chiederle restituzioni, ma verrò a guardarla negli occhi perchè solo da essi potrò sapere quanto è stato fedele a questa città. Non voglio metterle malumore, ma incoraggiarla ed invitarla ad incarnarsi nella figura di un Sindaco virtuoso, il cui compito affidato è di creare un’atmosfera non dominata dallo stridore della concorrenza politica. Voglio auspicarle che, nel suo secondo incarico, possa aspirare ad entrare nella storia di questa città, nonostante in passato possano esserci stati degli errori talvolta fatali. In fondo si possono sempre cambiare le sorti di una città. Basta volerlo!!!
Infine, Egregio Sindaco Francesco, faccia sventolare su San Severo, la bandiera della vittoria su coloro che intendono ancora scarnire e sventrare questa terra.
Riconquisti i sanseveresi e pensi al bene comune: “FAR RISORGERE QUELLA CHE UNA VOLTA ERA CAPOLUOGO DI CAPITANATA”.
Scusandomi
di averle scritto sotto lo sguardo di tanti
Scusandomi per tanto proselitismo
ed in attesa di vedere i frutti futuri
le auguro ancora BUON LAVORO.
Sentitamente,
una figlia adottiva di questa città
Teresa Francone