È l’unico tratto ancora a binario unico della dorsale ferroviaria Adriatica, rimasto immutato da quando lo inaugurò Vittorio Emanuele II nel novembre del 1863 (più di 155 anni fa): la distanza che separa Termoli da Lesina rappresenta da sempre, a livello ferroviario, un collo di bottiglia di 34 chilometri tra Molise e Puglia. Dopo anni di attesa — durante i quali sull’opposto versante tirrenico è stata costruita la linea ad Alta velocità ferroviaria — finalmente nelle scorse settimane è stato pubblicato il bando di gara per il raddoppio dei binari che prevede la presentazione delle offerte entro il prossimo 18 gennaio. Tutto bene ciò che finisce bene? Macché. Il bando riguarda soltanto 14 dei 34 chilometri complessivi, relativi alla sola parte pugliese. Perché, per la parte molisana, il Molise si oppone al cosiddetto raddoppio «in sede». Per i molisani il secondo binario non deve essere fatto in parallelo al primo (come accade in ogni parte del mondo, laddove sia possibile) perché il traffico più intenso deturperebbe il litorale. Eppure, come sa chi ha percorso almeno una volta la linea ferroviaria Adriatica, da Rimini a Brindisi il treno passa spesso a ridosso del mare, anche nei pressi delle rinomate località della riviera pesarese ed abruzzese.
Il litorale da tutelare, per i molisani, è quello di Campomarino lido. Località turistica poco conosciuta, tanto poco da suscitare, nel 2012, la curiosità dell’allora amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato, Mauro Moretti, che si recò personalmente sul posto per capire il perché delle proteste degli ambientalisti molisani. Notando — queste le sue parole dell’epoca — « tra ferrovia e strada statale, 30 metri di monnezza». Da qui l’appello agli ambientalisti, affinché terminassero l’opposizione all’opera, anche perché «laddove c’è la ferrovia vicino al mare non sono arrivate le case fino in spiaggia. Facciamolo lì questo secondo binario, senza aspettare altre varianti». Come è finita? Il tratto molisano si farà (ma dopo i 14 chilometri pugliesi), in variante, così come sempre voluto dagli ambientalisti. L’analisi costi-benefici — oggi molto di moda per la Torino-Lione, ma che mai nessuno ha chiesto per questa piccola ma attesa opera — è presto fatta: ai benefici (presunti) di un litorale con un solo binario e non due, si contrappongono tempi più lunghi per la realizzazione del tratto molisano e costi più alti di circa 170 milioni, dai previsti 430 a poco meno di 600 milioni. Che, per una ventina di chilometri, significano quasi 10 milioni a chilometro in più a carico del Molise.
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