Soprattutto se a fare ombra è la tesa di un ombrellone sopra la bollente sabbia riminese. Anche l’ombra è un bene prezioso e soprattutto dà reddito. Ecco quindi che l’Agenzia delle entrate sta riempiendo le cassette postali dei gestori e titolari di stabilimenti balneari della Romagna di «cartelle esattoriali» per esigere un’Imu rivalutata in base al numero di ombrelloni presenti sulla singola spiaggia.
I primi che hanno aperto le lettere in questione hanno pensato a uno scherzo. Poi le lettere continuavano ad arrivare. E la voce a spargersi. Finché almeno questo dubbio è stato fugato: non si tratta di uno scherzo. Davvero il fisco esige dai gestori degli stabilimenti balneari una ricarico dell’Imu in base al numero degli ombrelloni. E non parliamo di quisquilie. Alcuni hanno ricevuto cartelle anche di 2/3 mila euro solo per il 2017.
La faccenda è anche più strana se si considera che ad essere interessati al provvedimenti sono soltanto i gestori degli stabilimenti balneari riminesi. È infatti bastato un giro di telefonate per rendersi conto che il balzello (proporzionato agli ombrelloni) viene richiesto soltanto a loro.
«È una situazione anomala – commenta Andrea Corsini, assessore al turismo della Regione Emilia Romagna – Almeno all’apparenza non ha alcuna giustificazione visto, peraltro, che si paga solo a Rimini. Questa riscossione non va nella direzione intrapresa dalla Regione e dai territori, quella di investire nel turismo, comparto fondamentale per la crescita dell’economia regionale, in collaborazione con gli operatori privati. Basti pensare ai 20 milioni di euro che abbiamo deciso di stanziare proprio per la riqualificazione degli spazi urbani nelle città costiere e degli stessi stabilimenti balneari». Corsini ha anche annunciato l’intenzione di chiedere quanto prima un incontro con i vertici regionali della stessa Agenzia delle Entrate per avere chiarimenti su questa «anomalia».
La ratio del provvedimento la spiega Giorgio Mussoni, presidente di Oasi (operatori associati spiagge italiane) di Confartigianato. «Fino ad oggi il calcolo dell’Imu è stato effettuato considerando i metri quadrati coperti dalle cabine e dagli spazi comuni degli stabilimenti (come bar e ristoranti, ndr). Adesso invece hanno modificato il sistema di calcolo considerando il numero degli ombrelloni». Maggiore il numero degli ombrelloni (e quindi dei clienti) e maggiore è il valore catastale dello stabilimento. Viene fuori anche una sorta di tariffa: 35 euro a ombrellone (cui viene assegnata un’area di 10 mq). E la sintesi del ragionamento proposto dall’Agenzia delle entrate sarebbe più o meno questo: gli ombrelloni rappresentano la vera area commerciale degli arenili, sono loro a determinare il reddito dei concessionari. La ciliegina sulla torta, poi, è il calcolo retroattivo. Le lettere spedite ai concessionari, conteggiano le ultime sei annualità di balzello sull’ombra.
Mussoni, intanto, promette battaglia: «Il catasto per definizione registra soltanto beni immobili – dice – E bisogna anche considerare che durante la stagione invernale le spiagge vengono liberate dagli ombrelloni. Per quanto riguarda i manufatti nessun problema. Continueremo a pagare. Ma tirar fuori soldi per l’ombra proprio no».
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