I carabinieri del Nucleo Investigativo di Trento alle prime ore di stamani hanno concluso l’operazione “Basil” traendo in arresto 9 persone e denunciandone altre 7.
La trama di relazioni illecite, intessuta dal noto investigatore privato Mauro Delmarco, operante in tutto l’Alto Adige, è stata smascherata con una indagine certosina quanto altamente tecnologica da parte degli uomini del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Trento, che hanno interrotto una serie di accessi abusivi a sistemi informatici compiuti da 7 appartenenti alle Forze dell’Ordine orbitanti nelle province di Roma, Foggia e Bolzano.
Essi, sfruttando illecitamente le loro credenziali per l’accesso al portale interforze del sistema di indagine (il più noto “cervellone” con i dati di tutti coloro che a qualsiasi titolo vengono identificati dalle Forze dell’Ordine, anche a seguito di un normale controllo stradale), sotto pagamento, rivelavano notizie di interesse privato a Delmarco che le utilizzava per finalità unicamente riservate alla propria professione.
Di questi 7, sono stati arrestati due carabinieri romani, un finanziere bolzanino e una coppia, marito e moglie, appartenenti alla Polizia di Stato di Bolzano (lui da poco in pensione).
Il sesto, un carabiniere in servizio attivo in Puglia, è stato denunciato a piede libero, così come il settimo appartenente alle FF.OO., un finanziere di Bolzano.
Tutto è partito dalla denuncia di una donna di Cavalese, coinvolta in una pratica di divorzio, che si è accorta che il marito era a conoscenza di fatti teoricamente segreti. Nella sua abitazione è stato scoperto un microfono ambientale, il cui uso è illegale.
Le cifre circolanti non sono altissime seppur in presenza di reati gravi, punibili con pene da 5 a 10 anni. Si parla di pagamenti che vanno dai 400 ai 2000 euro.
Il quadro che si è aperto innanzi agli investigatori ha svelato un mondo dicorruzione, di istigazione alla corruzione e di consequenziali accessi abusivi a sistemi informatici con relative rivelazioni di dati e informazioni coperte da segreto d’ufficio “placidamente” comunicate dai Pubblici Ufficiali a Delmarco – previo pagamento variabile – e, in talune occasioni, rese pure ad un altro noto investigatore privato veronese, Matteo Zamboni della “Matrix”, con sede a San Martino Buon Albergo. Anch’egli ai domiciliari.
Nominativi di ignari amanti e di ex mogli tradite identificati durante regolari controlli stradali delle Forze di Polizia, verifiche fiscali su mariti coinvolti in cause di divorzio per la determinazione di assegni di mantenimento possibilmente da gonfiare, accessi nel sistema di indagine delle FF.OO. in favore di privati cittadini che desideravano avere contezza di eventuali sospette querele sporte nei loro confronti da vicini di casa insopportabili e così via…il tutto grazie alla “condotta corrotta” di questi uomini in divisa che consentivano all’investigatore di “avere la più ampia disponibilità del bagaglio investigativo di informazioni riservate, velocità nell’acquisizione delle informazioni medesime e garanzia di attendibilità delle stesse.” (così testualmente il GIP nell’ordinanza).
Unitamente a Delmarco, destinatari dei domiciliari sono stati altri due soggetti (uno dei due allo stato non reperito) che, a vario titolo, sono risultati aver prestato saltuarie ma determinanti collaborazioni all’investigatore per taluni accessi abusivi a sistemi informatici privati.
Nella rete smantellata dal Nucleo Investigativo dell’Arma trentina, oltre ai 9 arresti domiciliari operati su ordinanza di custodia cautelare spiccata dal GIP dott. Marco Laganga, sono stati deferiti in stato di libertà all’Autorità Giudiziaria per concorso in accessi abusivi a sistemi informatici altri 7 soggetti, incensurati, che avevano collaborato a vario titolo con Delmarco o chiestogli – sotto pagamento – di acquisire informazioni illecitamente.
Il PM dott.ssa Maria Colpani ha coordinato ogni singola fase della complessa attività investigativa tecnico-informatica e ha posto sotto sequestro, per mano dei militari, l’agenzia di investigazioni private Delmarco, così come i conti correnti bancari del medesimo e di taluni arrestati responsabili di corruzione.
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