Il baratto amministrativo consente ai cittadini bisognosi di pagare tasse e debiti con il fisco attraverso il proprio lavoro
Su Affaritaliani.it la nuova rubrica di Alberto De Franceschi, il “fiscalista pop” che analizzerà il “fisco-focus” della settimana: un commento ai fatti e agli eventi di attualità, con attenzione particolare a un linguaggio pop (ma non popolare)
Purtroppo né fisco né enti o agenzie di riscossione vanno in ferie quest’anno. E’ il caso di un mio cliente che qualche giorno fa si è visto recapitare da un’agenzia di riscossione il recupero di diverse annualità di IMU, TASI e TARI.
Per coloro che non sono del settore, sono le tasse comunali che paghiamo per la casa ed i servizi di raccolta rifiuti.
Fino a qui, scocciatura ferragostana a parte, non ci sarebbe nulla di nuovo se non fosse che purtroppo il cliente non ha un soldo, ed oggi neppure più la disponibilità degli immobili.
Dal punto di vista del comune un atto ulteriormente costoso, ma a mio avviso inutile, da parte del cliente l’ennesima mortificazione di chi sa di avere un debito e non lo può pagare.
Mi chiedo se ancora oggi sia possibile (e lo è) che i comuni non abbiano ancora recepito il baratto amministrativo che è stato introdotto dal decreto “Sblocca Italia” del 2014 (articolo 24 del Dl 133/2014). Questo consente ai cittadini bisognosi di pagare tasse e in generale debiti con il fisco attraverso il proprio lavoro fino alla compensazione di quanto dovuto.
Gli interventi, possono riguardare la “pulizia, la manutenzione, l’abbellimento di aree verdi, piazze, strade e/o interventi di decoro urbano, di recupero e riuso, con finalità di interesse generale, di aree e beni immobili inutilizzati, e in genere la valorizzazione di una limitata zona del territorio urbano o extraurbano”.
L’esenzione dal pagamento delle tasse locali grazie al baratto amministrativo, può essere concessa solo per un periodo di tempo limitato, a seconda del tipo di tributo da pagare e dell’attività di lavoro socialmente utile; criteri questi che devono essere decisi direttamente dal Comune.
Per essere precisi alcuni comuni virtuosi lo hanno adottato ed il regolamento comunemente approvato prevede:
– per prima cosa il cittadino deve comprovare lo stato di disagio economico;
– deve avere tributi locali scaduti;
– deve fare richiesta al comune, per farsi accettare il baratto amministrativo, cioè il consenso a poter pagare le tasse dovute, attraverso lo svolgimento di un’attività socialmente utile
e che il debito non sia superiore a 5000 euro;
– essere residenti maggiorenni nel Comune;
– avere un ISEE non superiore a 8.500 euro;
– che i debiti siano tributi comunali iscritti a ruolo non ancora pagati o che abbiano ottenuto contributi come inquilini morosi non colpevoli negli ultimi 3 anni.
Per quanto poi concerne la remunerazione e la definizione fiscale e contributiva ad esempio il Comune di Invorio ha accordato ad un cittadino che dovrà lavorare, pulizia delle strade, per 4 ore al giorno per circa 2 mesi a 7,50 euro l’ora. Alla fine del progetto, il cittadino avrà maturato in totale 1.200 euro che andranno a copertura dei canoni di locazione della casa popolare non pagati.
Ritengo che iniziative come questa, farebbero nascere una nuova epoca tra fisco e contribuente, più orientato a venirsi incontro ricercando soluzioni e non punizioni. Se poi si pensa ai pensionati con assegno sociale o con una pensione minima, ai giovani che a causa della crisi economica e occupazionale hanno perso il lavoro o sono in cassa integrazione, in mobilità o in disoccupazione ordinaria (Naspi) e che non riescono a far fronte al pagamento dell’affitto o dell’IMU, ecco che il baratto amministrativo, consentirebbe loro non solo di saldare il proprio debito attraverso lo svolgimento di lavori socialmente utili ma anche e soprattutto di non perdere la dignità di essere umano, di essere padre o madre, marito o moglie, nonno e nonna e di aumentare la fiducia nei confronti di uno Stato Italiano ormai visto solo come oppressore, despote e sanguisuga.