Il governo lancia l’allarme sulla minaccia del terrorismo islamico. E l’allerta viene recepito in Puglia, dove i timori si concentrano soprattutto lungo la costa. E dove è già scattata la mobilitazione per mettere a punto i dettagli del piano previsto per la visita del Papa. Bergoglio sarà infatti ad Alessano e Molfetta il 20 aprile, un evento particolarmente atteso che richiamerà decine di migliaia di persone. E sono in corso contatti tra investigatori per scongiurare qualsiasi situazione di pericolo in una fase particolarmente delicata, come del resto sottolineato nei giorni scorsi dal ministro dell’Interno Marco Minniti.
Il piano di sicurezza
Il piano sicurezza per la visita del pontefice è rigorosamente top secret. Ma secondo indiscrezioni una parte consistente riguarda il controllo delle coste. Il coordinamento è affidato alla guardia di finanza, che dal primo gennaio del 2017 è unica forza di polizia del mare. Il Papa arriverà a Molfetta con un elicottero che atterrerà alle 10,15 sul molo del porto. Ecco perché una fetta del litorale adriatico pugliese sarà blindata per giorni: ci saranno controlli in mare e lungo la costa, ispezioni su tutte le barche ormeggiate, verifiche sui fondali con il supporto dei sommozzatori. Il colonnello Antonello Maggiore, comandante del Reparto operativo aeronavale di Bari della guardia di finanza, mantiene il massimo riserbo. Ma di certo i militari hanno ulteriormente intensificato i controlli su tutto il litorale pugliese mettendo in campo gli strumenti di cui dispongono: motovedette, elicotteri, aerei, oltre a una stretta attività investigativa che viene condotta costantemente con i reparti dall’altra parte dell’Adriatico, in Albania.
L’azione di Frontex
A tutto questo va aggiunta l’azione di Frontex, l’Agenzia europea per il pattugliamento delle frontiere che dal primo febbraio ha fatto scattare l’operazione Themis. Il cuore della missione è nella sede di Pratica di Mare della guardia di finanza, ma la struttura Ue conta su un centro anche a Taranto. Perché la Puglia ha una rilevanza strategica particolare, considerato tra l’altro che tra le nuove aree di pattugliamento del Mediterraneo figura anche quella a Est, dove si concentrano i flussi migratori da Turchia e Albania. Nei giorni scorsi propri il direttore di Frontex, Maurice Leggeri, ha lanciato l’allarme sul rischio infiltrazioni sui barconi dei disperati che attraversano il Mediterraneo. Il timore è che gli interessi dei trafficanti di umanità si incrocino con quelli di chi gravita nella frastagliata galassia del terrorismo. Ecco perché le perlustrazioni in mare sono state intensificate anche di giorno e vanno avanti senza sosta.
Le stazioni marittime
Nello stesso tempo proseguono i controlli nelle stazioni marittime da parte della polizia di frontiera. Al porto di Bari l’allerta è al livello due su una scala di tre. Gli investigatori, guidati dal dirigente Gianni Casavola, controllano tutti i passeggeri, compresi quelli che arrivano da Paesi dell’area Schengen come la Grecia. Le verifiche a campione sono state messe da parte, i veicoli vengono ispezionati con cura, i documenti pure. Tanto più che l’ultimo allarme dell’Antiterrorismo riguarda proprio i passaporti: secondo indiscrezioni sussiste la possibilità che foreign fighters europei di ritorno dalle zone di guerra possano celare la propria identità con carte fasulle di un qualsiasi altro stato extraeuropeo, un modo per non destare sospetti al momento dell’identificazione negli hotspot; il passo successivo sarebbe la fuga verso altri Paesi Ue grazie ai veri passaporti, che verrebbero quindi prima nascosti e poi utilizzati al momento opportuno. In questo scenario un ruolo di grande rilievo lo giocano le verifiche negli hotspot. E sono fondamentali le impronte digitali e i dati immessi nel sistema Eurodac, il database europeo con sede a Lussemburgo che contiene le informazioni su chi presenta domanda di asilo e chi entra clandestinamente sul territorio Ue. Il giro di vite nelle verifiche è stato rafforzato dal governo appena un mese fa con l’operazione «Talassa», una massiccia attività di controllo nei principali porti italiani tra cui quello di Bari. Perché il timore è che i pericoli maggiori possano arrivare dal mare.
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