La Scuola dell’infanzia statale compie 50 anni. Il 18 marzo 1968 fu infatti promulgata la legge 444 che istituì quella che allora si chiamava Scuola materna statale. Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ricorderà questo importante compleanno con un programma di iniziative in tutte le Regioni italiane, che si svolgerà dal 17 al 24 marzo.
Dalla Valle d’Aosta alla Calabria, dal Veneto alla Sicilia, le Scuole dell’infanzia si mobiliteranno per celebrare la storia di questo ordine di istruzione che ha rivoluzionato la vita delle famiglie e per riflettere sulla sua evoluzione, sui suoi punti di forza e su ciò che va migliorato e potenziato. Anche alla luce della recente riforma della scuola che ha introdotto per la prima volta il Sistema integrato di educazione e istruzione da 0 a 6 anni che consentirà di migliorare l’offerta alle bambine, ai bambini e ai loro genitori.
Il MIUR, attraverso il Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione, ha inviato una circolare a tutti gli Uffici scolastici regionali invitandoli a proporre iniziative di riflessione e celebrazione alle scuole dei propri territori, con l’obiettivo di “salvaguardare questo prezioso patrimonio della nostra comunità nazionale”. Così, se in Piemonte si discuterà della “Scuola dell’infanzia: patrimonio comune”, in Basilicata si rifletterà sui “50 anni di educazione e cura dei più piccoli”, mentre in Campania lo sguardo sarà proiettato al domani nell’incontro “I 50 anni della scuola materna statale: uno sguardo al futuro”.
L’approvazione della legge 444 ha rappresentato un momento rilevante della storia della scuola italiana e ha gettato le basi per un sistema educativo rivolto all’infanzia, sempre più generalizzato, di qualità, caratterizzato dal pluralismo delle idee pedagogiche e da azioni concrete. La progressiva diffusione della scuola dei 3-6 anni ha consentito di raggiungere tutte le località del nostro Paese e di garantire un’offerta formativa ad oltre il 95% delle bambine e dei bambini di età tra 3 e 6 anni. Un processo di evoluzione e miglioramento costanti che è tuttora in atto, come dimostra l’approvazione di uno degli otto decreti attuativi della legge 107 del 2015 dedicato proprio al Sistema integrato di educazione e di istruzione 0-6 anni, che mira a garantire “ai bambini e alle bambine pari opportunità di educazione, istruzione, cura, relazione e gioco, superando disuguaglianze e barriere territoriali, economiche, etniche e culturali”, con particolare attenzione alle alunne e agli alunni con disabilità. Per finanziare il nuovo Sistema è stato creato un Fondo specifico da 239 milioni di euro all’anno a regime per l’attribuzione di risorse agli Enti locali.
“La storia della Scuola dell’infanzia degli ultimi 50 anni si è intrecciata con l’evoluzione dei diritti e con l’ampliamento della partecipazione di donne e uomini alla vita sociale e civile del nostro Paese – sottolinea la Ministra Valeria Fedeli –. In particolare, la presenza diffusa e generalizzata di strutture educative per i bambini da 3 a 6 anni, cui si è affiancata nel 1971 l’istituzione dei nidi d’infanzia per i bambini fino a 3 anni, ha consentito alle madri e ai padri di conciliare sempre di più i tempi di vita, di cura e di lavoro contribuendo così all’emancipazione e alla parità di diritti e condizioni esistenziali, soprattutto per le donne. Questo processo – prosegue la Ministra – che vuole superare gli stereotipi di genere è tuttora in atto e trova nello sviluppo di un sistema educativo pubblico e integrato una delle condizioni affinché il superamento diventi realtà concreta. Ecco perché la Scuola dell’infanzia italiana gode della fiducia della comunità nazionale ed è impegnata a qualificare ulteriormente la sua presenza, facendo tesoro della propria storia, delle proprie sperimentazioni, dei propri punti di eccellenza, per affrontare le nuove sfide educative poste dalla società contemporanea. Ecco perché – continua – è giusto ricostruire questa bella storia, non per un mero intento celebrativo, ma per salvaguardare un prezioso patrimonio della nostra comunità nazionale e migliorarlo per renderlo più in linea con i tempi che viviamo. E per proseguire su questa strada attuando rapidamente le novità proposte dalla legge 107 che finalmente porta i servizi per l’infanzia dalla dimensione assistenziale a pieno titolo nella sfera educativa. Con le risorse stanziate si potranno potenziare i servizi offerti alle famiglie e abbassare i costi sostenuti dai genitori”.
Una storia lunga quella della Scuola dell’infanzia statale, che nel primo anno di attività accolse già oltre 89mila bambine e bambini (pari al 5,7% della popolazione scolastica complessiva delle allora scuole materne, sia statali che non statali) e dieci anni dopo la sua istituzione, nell’anno scolastico 1979-1980 contava oltre 725mila bambine e bambini, il 38,1% del totale delle alunne e degli alunni delle Scuole dell’infanzia sia statali che non. Ma è il 1987-1988 l’anno della svolta per la Scuola dell’infanzia statale, quando avviene il sorpasso, in termini di alunne e alunni e di docenti, degli istituti statali su quelli non statali: le bambine e i bambini iscritti alla scuola statale arrivano infatti a quota 804.927 (il 50,72% del totale) e arrivano a 65.406 (il 59,6% del totale del corpo docente) le insegnanti e gli insegnanti in ruolo. In quello stesso anno scolastico si raggiunge un altro importante risultato: il rapporto alunni/insegnanti si dimezza, passando da 25,9 bambini per insegnante del 1969-1970 a 12 bambini per insegnante.