Sono solo alcuni dei risultati derivanti dalla cooperazione tra Guardia di Finanza e
Agenzia delle Entrate avviata in base alla Legge 23/2014. Grazie a percorsi di analisi
congiunti, sono state scoperte società che, con la collaborazione di professionisti
compiacenti, creavano crediti tributari fittizi, ceduti poi a una serie di imprese per
compensare debiti d’imposta.
Quattro i sodalizi criminali disarticolati – L’attenzione operativa delle due Istituzioni
si è concentrata, in una prima fase, su quattro distinti sodalizi criminali attivi in alcune
province della Lombardia e dell’Emilia Romagna con il seguente schema fraudolento:
a. costituzione di società “cartiere” prive di struttura organizzativa e intestate a prestanome
gravati da precedenti penali e/o di polizia;
b. utilizzo di fatture per operazioni inesistenti al fine di generare falsi crediti d’imposta;
c. cessione dei crediti di imposta fittizi e risultanti da dichiarazioni fraudolente a società
cosiddette “beneficiarie della frode”, anche mediante la stipula di atti pubblici o
scritture private autenticate da notai altresì compiacenti, utilizzati per compensare
debiti fiscali o previdenziali.
Le dichiarazioni fraudolente e le successive cessioni di “pacchetti” di crediti fiscali
artificiosamente creati sono state, di massima, predisposte da professionisti che
intervenivano in maniera sistematica nel circuito della frode, in qualità di certificatori
dei crediti Iva indicati nelle medesime dichiarazioni, di depositari della documentazione
contabile delle società coinvolte ovvero di pubblici ufficiali roganti degli atti sottoposti
a registrazione per consentire la cessione degli stessi crediti fittizi.
I risultati delle prime attività d’indagine – A seguito delle analisi effettuate
congiuntamente dalla Guardia di Finanza e dalla struttura antifrode dell’Agenzia, sono
state avviate le prime attività di indagine a cura delle Fiamme Gialle, sotto la direzione
delle Autorità Giudiziarie interessate.
Le azioni avviate in diverse aree del Paese hanno portato ai seguenti risultati
complessivi: oltre alle illecite compensazioni d’imposta per 186 milioni di euro, all’Iva
evasa scoperta per 155 milioni e alla segnalazione alle Autorità Giudiziarie di 135
responsabili di reati che vanno dall’associazione a delinquere alla dichiarazione
fraudolenta, dall’occultamento e distruzione di documenti contabili all’omessa e
infedele dichiarazione, dall’indebita compensazione alla truffa e alla bancarotta
fraudolenta, fino al riciclaggio, all’auto-riciclaggio e al reimpiego di denaro e altre
utilità di provenienza illecita, sono state eseguite 30 misure restrittive della libertà
personale, tra arresti in carcere, domiciliari e altre forme di limitazione della libertà
personale.
Sono stati inoltre effettuati provvedimenti di sequestro preventivo, anche nella forma
“per equivalente” delle imposte evase, di beni mobili, immobili, aziende, disponibilità
finanziarie e altri valori per 200 milioni di euro e sono state individuate 176 tra aziende
e società coinvolte negli illeciti meccanismi di frode portati alla luce, anche ai fini delle
contestazioni in tema di responsabilità amministrativa degli enti di cui al D.Lgs.
231/2001.
Infine, sono stati scoperti 1.370 lavoratori irregolari.
Il prosieguo dell’attività congiunta – L’Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza
proseguono nelle attività congiunte di analisi di rischio nello specifico settore delle
indebite compensazioni di crediti, allo scopo di avviare ulteriori piani d’intervento
sempre in maniera condivisa, anche in altri territori, ponendo particolare attenzione al
coinvolgimento di professionisti cosiddetti “facilitatori della frode” nonché all’utilizzo
di filiere di cooperative riunite in relativi consorzi.
Roma, 06 febbraio 2018