Anche il pm aveva chiesto l’assoluzione dell’ex primario del reparto d’ortopedia dell’ospedale sanseverese Luigi Fantasia di 72 anni; e degli imprenditori del settore forniture mediche Vincenzo Nuzziello, foggiano di 60 anni e Claudio Tarantini, barese di 38 anni, assolti 48 ore (come già pubblicato ieri nelle cronache nazionali della «Gazzetta» ndr) perché il fatto non sussiste dai giudici del Tribunale di Foggia dalle accuse di corruzione, falso e truffa loro contestata a vario titolo. La sentenza assolutoria, con conseguente dissequestro e restituzione agli imputati dei beni che furono sequestrati loro nell’ottobre 2013, mette la parola fine ad una delle 5 inchieste su presunte truffe ai danni dell’Asl foggiana per un importo complessivo di 5 milioni e 600mila euro. Le 5 inchiesta tra il marzo 2011 e il febbraio 2014 portarono a 5 blitz con 22 arresti, 47 imputati e sequestri di beni per un valore ingente: al momento a fronte si contano 17 condanne (non definitive), 22 assoluzioni, 3 prescrizioni e un processo ancora in corso.
le tre assoluzioni Non ci fu nessun arresto ma un sequestro di beni eseguito il 30 ottobre 2013 – 4 immobili e 2 auto per un valore stimato dagli investigatori di 791mila – nell’inchiesta di Procura e Guardia di Finanza che coinvolgeva i 3 imputati ora assolti: la truffa veniva quantificata in 2 milioni di euro, per fatti che vanno dal 2005 al 2010. L’accusa ipotizzava che il primario ospedaliero Fantasia (accusato di corruzione, falso e truffa) fosse stato corrotto sotto forma di sponsorizzazioni di convegni medici da Nuzziello e Tarantini (accusati di corruzione) per favorirli in forniture di attrezzature mediche: in cambio avrebbe indicato falsamente la necessità di quegli acquisti, truffando l’Asl. Il processo ha dimostrato la liceità di comportamento dei tre imputati, la regolarità delle sponsorizzazioni dei convegni medici, tant’è che lo stesso pm titolare delle indagini a fine ottobre chiese l’assoluzione dei tre imputati.
I macchinari per punzonare Il 28 marzo 2011 i carabinieri del Nas arrestarono su ordinanze del gip 4 persone (2 in carcere, 2 ai domiciliari): un imprenditore foggiano del settore forniture mediche, un tecnico, un impiegato, un ex funzionario Asl. L’inchiesta conta 5 imputati accusati a vario titolo di corruzione, truffa, rivelazione di di segreti d’ufficio, falso, turbativa d’asta e frode nelle pubbliche forniture per fatti avvenuti tra il 2007 e il 2010. L’inchiesta ruotava su una presunta truffa ai danni dell’Asl foggiana quantificata in 208mila euro per la fornitura di macchinari per punzonare gli strumenti chirurgici nelle sale operatorie di quattro ospedali: Manfredonia, Cerignola, San Severo e Lucera. La truffa sarebbe consistita nell’aver falsamente sostenuto nella delibera d’acquisto del 3 novembre 2008 un’urgenza inesistente, sostenendo che senza quelle fornitura si sarebbero dovuti interrompere gli interventi chirurgici: la turbativa d’asta consisterebbe invece nell’aver pilotato l’appalto per favorire la ditta dell’imprenditore foggiano, in cambio di una mazzetta di 2mila euro versata ad un impiegato Asl. In primo grado a Foggia un’assoluzione e 4 condanne a pene oscillanti da 14 mesi a 3 e mezzo, con assoluzione per le accuse di corruzione contestata a imprenditore e impiegato Asl. In appello 4 condanne, pende il ricorso difensivo in Cassazione.
I ventilatori polmonari Il 2 dicembre 2011 il blitz «Thimos» di Procura e Nas relativo alla fornitura di ventilatori polmonari, fu contrassegnato da 6 ordinanze (2 in carcere, 4 ai domiciliari) nei confronti di medici ospedalieri, dipendenti Asl e fornitori di materiale medico: l’entità del truffa fu quantificata un 240mila euro. A fronte di 17 indagati iniziali, la Procura chiese il rinvio a giudizio di 12 imputati per 70 capi d’imputazione: 5 medici ospedalieri; 3 dirigenti di due ditte di forniture mediche; 3 dipendenti dell’Asl; la socia di una cooperativa. Ai 12 imputati il pm contestava a vario titolo associazione per delinquere, truffa all’Asl, falso e corruzione per fatti avvenuti tra il 2008 e il 2009 a Foggia, San Severo e Torremaggiore. Il processo ai 12 imputati si è sdoppiato: un medico fu processato con giudizio abbreviato e dopo il processo d’appello è stato condannato a 7 mesi per corruzione in atti d’ufficio ed assolto dalle accuse di associazione per delinquere e corruzione. Il processo di primo grado agli altri 11 imputati si è concluso il 25 febbraio 2016 con 1 prescrizione; 6 assoluzioni di 4 medici e 2 dipendenti Asl; 4 condanne (3 dipendenti Asl e il responsabile di una ditta di forniture) per complessivi 11 anni di reclusione, con pene oscillanti da 16 mesi a 5 anni: in primo grado ha retto l’accusa di associazione per delinquere, anche se non per tutti gli imputati. Sulla vicenda è intervenuta anche la Corte dei Conti che nell’agosto 2016 ha condannato 3 ex dipendenti dell’Asl a risarcire circa 83mila euro per danno erariale. L’accusa sostiene che i medici (ma sono stati tutti assolti) nell’effettuare le prescrizioni di ventilatori polmonari, violavano le norme indicando sia il modello di protesi sia la ditta da cui acquistarlo; a quel punto gli impiegati dell’Asl effettuavano gli acquisti senza osservare le procedure ad evidenza pubblica per la scelta dei fornitori e indicando prezzi maggiori rispetto a quelli di listino; mentre le ditte fornitrici si… sdebitavano con regali e sponsorizzando convegni medici.
Taglia-aghi e «Tmed La terza inchiesta in ordine di tempo per una presunta truffa all’Asl di 1 milione e 449mila euro, è quella di carabinieri del Nas e Procura denominata «Spending review» sfociata il 7 giugno 2012 in 10 arresti (5 in carcere, 5 ai domiciliari) di titolari e dipendenti ditte di forniture mediche, dipendenti Asl ed un ex subcommissario dell’azienda sanitaria. Venti gli imputati complessivi accusati a vario titolo di associazione per delinquere, truffa, falso, abuso, corruzione, turbativa d’asta e riciclaggio. Anche in questo caso processi sdoppiati: 7 imputati condannati in primo grado dal gup a Foggia, 6 assolti in corte d’appello a Bari, con il settimo condannato a 18 mesi per corruzione. Altri 13 sono stati processati con rito ordinario a Foggia: nel novembre scorso i giudici ne hanno assolti 6, dichiarato 1 prescrizione e inflitto 6 condanne: l’accusa di associazione per delinquere non ha retto per nessuno degli imputati. L’inchiesta riguarda la fornitura di 149 «taglia-aghi» da usare in ospedali e ambulatori per distruggere le siringhe usate, costati all’Asl 626mila euro; e 4 sistemi informatici di telemedicina «T-Med» destinati a reparti di cardiologia di tre ospedali, pagati dall’Asl 832mila: l’accusa ipotizza che i prezzi furono gonfiati.
Il disinfettante… d’oro È la quinta indagine in ordine di tempo per una presunta truffa da 1 milione e 700mila per l’acquisto da parte dell’Asl di flaconi di disinfettante (e copriscarpe) per le sale operatorie che sarebbe stato pagato a peso d’oro. L’indagine di Procura e Guardia di Finanza sfociò nel blitz del 12 febbraio 2014 con 4 ordinanze cautelari: (domiciliari per un dipendente Asl e un imprenditore foggiano; obbligo di dimora per un altro impiegato dell’azienda sanitaria; interdizione dall’esercizio di impresa per un altro imprenditore). L’inchiesta conta 7 imputati: 2 imprenditori del settore forniture mediche, 1 medico ospedaliero; 4 impiegati Asl. Sono accusati a vario titolo di associazione per delinquere, truffa, corruzione, falso, turbativa d’asta e uso di timbri contraffatti per fatti avvenuti tra il 2008 e la primavera 2011. Il processo ai 7 imputati anche in questo caso si è sdoppiato al termine dell’udienza preliminare: per 6 imputati si sta celebrando dal 12 gennaio 2015 il processo di primo grado davanti al Tribunale di Foggia; il settimo imputato – un imprenditore di Urbino – fu condannato in primo grado al termine del giudizio abbreviato, a 1 anno e 8 mesi per il filone d’inchiesta relativo all’acquisto di copriscarpe, spesa di 73mila euro che secondo l’accusa non fu mai autorizzata dal direttore generale dell’Asl.
L’accusa sostiene che ogni flacone da 5 litri del disinfettante per sale operatorie costa 60 euro, ma venne pagato 1920 euro dall’Asl (Iva compresa) che ne acquistò 893. La difesa ribatte che i 60 euro sono il prezzo del produttore, che il disinfettante viene commercializzato in Italia da una ditta calabrese (estranea all’inchiesta) che lo rivende a circa mille euro alla ditta foggiana che poi riforniva l’Asl, che nel «ricarico» del prezzo rientrava nei prezzi di mercato. Anche questa vicenda è finita al vaglio della Corte dei conti che nel settembre 2016 ha condannato alcuni dipendenti ed ex dipendenti dell’Asl ad un risarcimento di un milione e 600mila euro. L’Asl si è sempre costituita parte civile.
La Gazzetta del Mezzogiorno